Ripercorrendo il celebre film di Tim Burton curiosiamo nel libro con le ricette ispirate al suo mondo eccentrico e strampalato.
Il mondo di Tim Burton e il film Nigtmare Before Christmas.
Sono sempre stata restìa ad affrontare film/cartoni a tema morte-fantasmi-scannamenti-esorcismi di vario genere, colpa del mio backround culturale: mia madre, appena subodorava un minimo di violenza televisiva, cambiava canale e cercava di proteggermi da visioni che potessero creare incubi notturni o disagi emotivi. Col risultato che dai romanzi rosa sono balzata, in un momento imprecisato della mia vita, ai libri noir e thriller: si sa che il senso del proibito spinge nella direzione opposta a quella indicata e comunque, a mia discolpa, è risaputo che sussiste il bisogno arcaico e fisiologico, in ogni essere umano, di esorcizzare la morte attraverso l’utilizzo di simboli macabri o rituali scaramantici.
Così, se allora ricercavo la suspense nei racconti di Edgar Allan Poe o nella Metamorfosi di Kafka, e ho disdegnato per lungo tempo i film un tantino tesi, dopo essere rimasta turbata dalla pellicola di David Cronenberg ne “La mosca” (1987), ho ripreso a esplorare questi temi, dando man forte all’iniziale curiosità fanciullesca. Che senso avrebbe la favola di Cappuccetto Rosso senza il lupo? Considero un abominio che qualcuno abbia pensato di non farlo entrare nella storia: il male esiste e come tale va affrontato. Se con i bimbi più piccoli è ammesso, e anzi consigliato, di “indorare la pillola” credo, tuttavia, che non bisogna mai celare la verità.
Del resto mio figlio, ora quattordicenne, non è certo cresciuto a frotte di unicorni rosa… Anche se (mi sa ancora per poco…) non gli faccio guardare i film dell’orrore, per quanto ne sia attirato, sta leggendo “It” di Stephen King e, finalmente, ha mostrato un po’ di entusiasmo quando ho nominato “Nightmare Before Christmas“: è sempre un’impresa trovare qualcosa di adatto da guardare insieme. Anzi, pensavo si trattasse di un film/cartone per bimbi piccoli, invece Tim Burton ci sorprende sempre.
Le figure allegoriche del suo universo creativo sono fuori dal tempo, l’approccio visionario nel raccontarlo ci ricorda che la fantasia non ha età e non si ferma dinanzi a nulla.
Con buona pace di mia madre che si era soffermata sulle sembianze da serial killer dei protagonisti, ho adorato “Edward mani di forbice” (1990) con la sua sensibilità e dolcezza (scoprendo solo ora che è un film di Tim Burton: da piccola non consideravo di che regista fosse…); mi sono divertita con “Bettlejuise” (1988), per non parlare poi di “Alice in Wonderland” (2010) e “Alice attraverso lo specchio” (2016), il mio preferito. Prendendo confidenza con la stranezza e originalità del suo stile ho apprezzato più “Frankenweenie” (2012) rispetto al tanto acclamato “Fabbrica di cioccolato” (2005) ma è soggettivo: nonostante mi attirasse più l’idea del cioccolato in confronto a un film girato in bianco e nero, definito “horror”, sono andata oltre le apparenze, che poi è quello che fa Tim Burton.
Ci insegna che non dobbiamo giudicare dalla forma esteriore, nelle cose come nelle persone: i buoni sentimenti li possiamo trovare anche in “luoghi” inaspettati, possiamo imparare a distinguere la strada giusta da seguire scavalcando i preconcetti.
Tim Burton è un regista lungimirante nell’analisi delle emozioni umane e, fin da subito, ha sviscerato (verbo quanto mai adatto al caso!) un disagio ancora molto radicato nella società attuale.
Il film Nightmare Before Christmas
Non fatevi ingannare dalla dicitura “7+” e dal fatto che in definitiva si tratti di un Musical, se non sopportate il genere: certo, è anche una favola cantata per i bambini più grandicelli, che si copriranno gli occhi dinanzi a mostri, vampiri e schifezzine varie in grado di generare piccoli brividi e al contempo risate catartiche (la catarsi era la funzione principale già nell’antica tragedia greca) durante certe scene assurde e geniali (come quella in cui Jack lancia un osso al cane staccandolo da se stesso!). I ragazzini e gli adulti, superata l’impasse rappresentativa, riusciranno a captare il significato profondo che i personaggi ci vogliono trasmettere. Non giudicatelo subito etichettandolo “favoletta, immagini infantili, canzoncine”… Resistete alla nevrosi da telecomando e fatevi trasportare dal ritmo del racconto.
Jack Skeletron è il protagonista, uno scheletro dal cuore tenero. Vive nel Paese di Halloween e dopo la solita festa, ricca di scherzi e orride trovate, osannato dai compaesani, non prova più il compiacimento nel successo, la noia ha il sopravvento e lo spinge a cercare qualcosa di nuovo che gli dia uno slancio “vitale”. Sempre cantando, descrive il vuoto che sente dentro di sé e si dirige nel bosco, seguito dallo spiritello di Zero, il cane fedele.
La bambola Sally è segretamente innamorata di lui e lo ascolta, nascosta dietro alle tombe.
Il sindaco Mayor, dalle molte facce, non lo trova a casa e avverte i compaesani: il panico per la scomparsa di Jack si diffonde in città.
Sally ha il suo bel daffare a liberarsi dalle grinfie del suo inventore, il Dott. Finklestein (vd. ricetta del cervello del Dott. Finklestein con il cavolfiore arrosto): per liberarsi e scappare lo addormenta con la zuppa verde all’alito di rana per coprire l’aroma della Belladonna e di erbe adatte allo scopo (vd. ricetta “Zuppa di porri di verme e alito di rana”). Con gli intrugli che gli propina, da brava cuoca/strega riesce sempre a svignarsela.
Intanto Jack nota su un tronco il disegno di un albero di Natale dai colori vivaci: non è solo il disegno simbolico che lo attira, è una porta verso un altro mondo misterioso. Viene risucchiato attraverso questo passaggio magico e si ritrova nel Paese del Natale in cui gli abitanti festeggiano con doni, sorrisi, abbracci e tanto colore.
Jack rivela agli abitanti del suo paese questa bizzarra scoperta: sono tutti incuriositi e, nello stesso tempo, sconcertati da questi oggetti misteriosi che lo scheletrino ha portato loro e, tuttavia, vogliono provare a ricreare il Natale; Jack, accecato dalla vanità, va oltre: rapisce il vero Babbo Natale e ne prende il posto. Utilizza la sua slitta per portare doni ai bambini, però confezionati secondo il gusto del Paese di Halloween: mostri che inseguono chi apre il pacco, teste mozzate, serpenti… Inutile dire che chi li riceve un minimo si spaventa e che il risultato non è quello sperato: Jack non se ne accorge subito, il suo teschio è obnubilato dall’idea di svolgere il compito alla perfezione finché non gli arriva un missile addosso…
Lo vedono come un nemico e vogliono annientarlo! Non ha capito il vero significato del Natale. E viceversa: loro non hanno capito le sue buone intenzioni.
Sally, invece, seguendo la premonizione iniziale, sapeva fin da subito che si stava cacciando nei guai (eh, la sensibilità femminile!). Nel tentativo di aiutarlo e di liberare Babbo Natale, legato e quasi torturato dal cattivissimo Mr. Bao Bao, finisce anch’essa dalla padella alla brace, cioè dal laboratorio di Finklestein alla prigione di Bao Bao il quale, per poco, non viene sconfitto tramite l’astuzia. Sally, infatti, utilizza spesso le sue parti del corpo di pezza per scappare (anche staccate sono autonome) e poi le ricuce, essendo un’0ttima sarta. Però stavolta ci vuole anche la destrezza e forza di Jack: insieme si liberano e anche Babbo Natale può tornare al suo compito giusto in tempo… Jack Skeleton non può pretendere di emularlo, il suo teschio si è arrovellato abbastanza: ammette i suoi errori e riesce a comprendere che lui è bravo a organizzare un tipo di festa totalmente diversa.
Ora che ognuno è al proprio posto si può festeggiare come si deve: le due feste, però, si sono mischiate e qualcosa di diverso dal solito rende particolari le due tradizioni. La Festa di Halloween ha un momento tutto suo, ma si sono aggiunti sentimenti contrastanti agli scherzi spaventosi, gioia e colori, allegria… Hanno deciso di collocarla prima del Natale, una data importante che non va certo cancellata. I buoni sentimenti si fanno spazio nel grigio mortorio della città di Halloween e un fiore rinsecchito, tra le mani di Sally, si trasforma in una rosa scarlatta a rivelare l’amore che sboccia tra i due protagonisti.
Così una favola/musical, con immagini semplici e canzoni, ci avvolge con simboli semplici e immediati, invogliandoci a cercare intorno a noi la ricchezza e la bellezza che già ci circondano, ma di cui molto spesso non cogliamo il significato profondo: dobbiamo solo seguire l’esempio di Jack e togliere il velo che ci rende ciechi.
Il ricettario ispirato al mondo di Tim Burton e al film Nightmare Before Christmas
La simbologia del film si ritrova appieno nel ricettario ad esso ispirato: a parte riproporre, ogni tanto, figure macabre, ragni e serpenti, le ricette non sono affatto “spaventose” e si possono riproporre anche in altre feste a tema, oltre che a Natale o Halloween.
Un sistema infallibile per far mangiare ortaggi, carne o verdure ai bambini è rendere i piatti hollywoodiani nell’aspetto. Ci sono salsine e vocaboli inglesi dal nome strano: a parte la mia incapacità nella lingua anglosassone, incuriosiscono, trasportandoci nel magico mondo di Tim Burton.
Utilissima la tabella di conversione delle unità di misura anglosassoni e, non da meno, la parte finale del libro, dedicata alle feste e agli addobbi.
Così diventa divertente giocare con il cibo, si creano forme a tema o si utilizzano ingredienti insoliti. Le ricette sono semplici da realizzare, adatte anche ai giovani cuochi in erba. Le più colorate sono quelle ispirate alla dolce Sally e al suo abbigliamento, più laboriosa ma perfetta per ogni occasione la golosissima “Torta a strati patchwork di Sally”.
Io ne ho scelte due, per il Natale in arrivo. Vi assicuro che il nome della ricetta è più lungo del procedimento:
- Fiocchi di neve di pan di Zenzero della città di Natale con decorazioni di ragni
- Eggnog di Natale fatto in casa
Chi non conosce i tipici biscotti allo zenzero? Hanno preso piede anche qui da noi e non vedevo l’ora di provare la ricetta originale, con o senza “ragni”: la mia piccola modifica è stata di farli col cioccolato fondente al posto del gel nero, anche perché mi piace intingerne alcuni nel fondente. Inoltre ho usato lo sciroppo di acero, molto usato da quelle parti, poiché mi mancava la melassa… E chi non ha della melassa in casa?!! Comunque vengono benissimo lo stesso!
La seconda è, invece, una bevanda tradizionale americana all’aroma di vaniglia, con o senza liquore, che si può bere sia calda che fredda. Già mi ci vedo a sorseggiarne un bicchierone sul divano davanti alla tele, avvolta da una copertina di lana! Sembra che si tratti di una creazione antichissima, dalle origini medievali: veniva utilizzata, mischiando vino o birra (nog) alle uova (egg) per combattere i mali di stagione; la ritroviamo perfino nel Macbeth di Shakespeare! In Francia la chiamano Lait de poule (latte di gallina) ed è stata riadattata ai nostri gusti odierni, utilizzando il latte, il liquore e variando le quantità degli ingredienti. Una specie di zabaione da bere.
Ricetta dei Fiocchi di neve di pan di Zenzero della città di Natale
Come potete notare le forme dei miei biscotti non sono tutte uguali, scegliete voi se volete creare solo Fiocchi di neve e/o ragnatele, l’importante è l’impasto…e comunque, detto tra noi, avevo voglia di provare la mia nuova sparabiscotti! A tal proposito vi consiglio di usare mattarello e formine per il fatto che è un genere di frolla molto morbida e tende a non staccarsi come quella classica.
Ingredienti per 2 teglie:
- 300g di farina 0
- 2 cucchiaini di zenzero in polvere
- 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
- 1/2 cucchiaino di sale
- 1/2 cucchiaino di cannella macinata
- 1/2 cucchiaino di noce moscata
- 180 g di burro non salato a temperatura ambiente
- 100 g di zucchero di canna chiaro
- 50 g di zucchero semolato
- 1 uovo grande
- 80 ml di melassa scura senza solfati (oppure 40 ml di sciroppo d’acero)
- glassa reale
- qualche goccia di colorante in gel nero (oppure cioccolato fondente sciolto)
- 25 g di cristalli di zucchero per decorare (oppure palline argentate, zuccherini a scelta)
Se li utilizzate per guarnire l’albero di Natale usate uno stuzzicadenti per il foro e mettete lo spago da cucina prima di infornare.
Procedimento per realizzare i biscotti di pan di zenzero
In una ciotola mischiate farina, zenzero, bicarbonato, sale, cannella e noce moscata.
Nella planetaria, con gancio a foglia, mescolate gli zuccheri con il burro per 1 minuto. Aggiungete l’uovo e amalgamate la miscela, avendo cura di abbassare il composto dai bordi con una spatola di gomma.
Abbassate la velocità e aggiungete gli altri ingredienti secchi, un po’ alla volta finché non otterrete un panetto morbidissimo.
Formate una palla, dividetela a metà e tirate ogni panetto a forma di disco (spessore 3 mm), da tenere in frigo da 2 ore a 2 giorni.
Portate il forno a 200°, altezza media di appoggio. Sistemate i vostri biscotti sulla teglia ricoperta di carta forno, ad una distanza di almeno 2,5 cm uno dall’altro (il bicarbonato li fa raddoppiare di volume).
Cuoceteli per 7 minuti (col mio forno ho allungato a 10) finché non vedete che sotto sono appena dorati.
L’impasto da modellare deve essere freddo per cui tenetelo in frigo tra un’infornata e l’altra.
Lasciateli 5 minuti sulla teglia dopo la cottura a raffreddare e poi trasferiteli su una gratella. Prima del raffreddamento sono molto delicati e morbidi.
Con la glassa bianca disegnate ragnatele o fiocchi di neve poi, per disegnare i ragnetti, aggiungete il colorante nero alla glassa rimasta, altrimenti sciogliete il cioccolato in un pentolino e dopo aver formato il corpo del ragno allungate le zampe utilizzando uno stuzzicadenti.
Aspettate almeno 1 ora e spostateli solo quando sono asciutti.
Conservazione dei biscotti di pan di zenzero
In una scatola di latta si conservano fino a 3 giorni, se pensate di non mangiarli tutti è preferibile mettere in frigo l’impasto.
Ricetta dell’Eggnog di Natale fatto in casa
Seguendo le antiche origini ho deciso di utilizzare tutte le proprietà antibatteriche dei vari elementi per cui ci ho messo il liquore: ho scelto il Brandy ma potete optare per un rum bianco o per entrambi; basta un bicchierino e comunque per le quantità si va a gusti, ci sono infinite varianti ma, in questo caso, vi scrivo quella del libro.
Per una bottiglia (6-8 porzioni) di Eggnog:
- 720 ml di latte intero
- 400 ml di panna
- 6 tuorli grandi
- 135 g di zucchero
- 2 cucchiaini di estratto di vaniglia (io ho usato la bacca incisa della vaniglia Bourbon, lasciatela nel latte caldo e poi toglietela)
- 1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata al momento, più altra per guarnire (c’è chi preferisce sostituire con la cannella)
- liquore di vostra scelta (Rum o Brandy) 40-60 ml ca.
Procedimento per realizzare l’Eggnog
In una casseruola scaldate latte e panna senza giungere a bollore.
In una ciotola di acciaio sbattete i tuorli e lo zucchero per 3 minuti finché non saranno di colore chiaro.
A questo punto aggiungete il latte caldo, poco per volta, e amalgamate il tutto, poi riversatelo nella casseruola e rimettetela sul fuoco, a fiamma bassa, per 10 minuti, mescolando di continuo. Non bisogna arrivare al bollore, serve solo a cuocere le uova.
Infine aggiungete vaniglia e noce moscata. Io ho messo la bacca per qualche minuto, poi si toglie e si asciuga con la carta assorbente per poterla riutilizzare. Se previsto aggiungete il liquore e mescolate.
L’intruglio va messo in frigo per almeno 2 ore o per tutta la notte.
Al momento di servire si divide nelle tazze a meno che non lo gradiate caldo (io ho provato entrambe le versioni e lo preferisco freddo).
Montate la panna che vi era rimasta (240ml) e incorporatela delicatamente nell’eggnog, concludete con una grattugiata di noce moscata.
Conservazione dell’eggnog
In una bottiglia o contenitore ermetico si conserva per 2 giorni oppure fino a una settimana con l’aggiunta di alcool.
Direi che è perfetto per accompagnare i biscottini: la noce moscata e le spezie li accomunano, mentre vaniglia, latte e zucchero addolciscono la loro unione, l’alcool dà una sferzata di allegria e gioia: non vi sembra di aver creato una pozione magica dai poteri afrodisiaci?
Sarebbe la merenda perfetta per Jack e Sally!
Natale come al cinema
Questo è il mio contributo per le ricette di Aifb ispirate a film famosi. Se il mio articolo vi è piaciuto non potete perdervi quelli delle amiche food-blogger nella sezione dedicata: “Natale come al cinema“.
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