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La Rocca di Angera e di Arona

Ho scritto questo articolo per partecipare al progetto Heritage dell’Associazione Italiana Food Blogger perché è più bello considerare il cibo inserito nel territorio, solo così si completa il quadro della nostra bella Italia.

Rocca di Angera

rocca angeraOgni volta che passeggio sul lungolago mi viene l’istinto di scattare una foto a questa magnifica fortezza che si staglia sulla riva opposta. A seconda della luce, dell’ora, del colore del cielo e del lago ritrovo un’emozione differente.

Arona è la prima cittadina turistica piemontese sulle rive del Lago Maggiore per chi arriva dalla Lombardia e anche dal Piemonte e non c’è da stupirsi quindi che fin dai primi mesi caldi sia presa d’assalto durante il fine settimana; è meno famosa di Stresa con le sue Isole Borromee, solo ad un quarto d’ora da qui e forse è proprio per questo che rappresenta una scelta alternativa.

Appena mi sono trasferita ho sentito il richiamo della sponda opposta e avevo una gran voglia di attraversare il lago col traghetto: Angera si trova in Lombardia ma col traghetto che parte appunto dal centro di Arona ci si arriva in soli 5 minuti. Sembra di fare un viaggio lontano e mi sembra impossibile avere tante bellezze da esplorare vicino a casa… Prima di “abituarmi” a tutto ciò (spero non accada) e con la scusa che quest’estate il lockdown ci ha costretti a rimanere in zone limitrofe, ho esercitato il tipico “stupore da turista curioso” cercando dettagli e sfumature nelle mie esplorazioni.

Quando vedi avvicinarsi la Rocca di Angera, a bordo del traghetto, sembra di esserci vicini al punto di poterla toccare poi arrivi al piccolo imbarcadero ed essa svanisce poiché si trova proprio sopra alla cittadina e al lungolago…eppure l’esperienza insegna che basta fare le stradine in salita. Mi sono avventurata nei vicoli che dipartono dal piccolo porticciolo, camminando verso est.

Dal prato adiacente il porticciolo si può rimirare l’Oasi della Buschera, una zona paludosa ricca di fauna e flora tipici e rilassarsi a bordo lago sulle numerose panchine. Girandosi di spalle ecco che “riappare” la Rocca e così la direzione da percorrere diventa lampante! In questa zona sono numerosi i bar-pasticcerie alla moda o i ristorantini tipici mentre lungo le strette stradine troviamo piccoli negozi, case rustiche e poi via via deliziose villette e giardini; finalmente si inizia a salire: la strada che porta alla Rocca è abbastanza larga ed asfaltata, infatti, chi non arriva dal lago non avrà problemi a percorrerla in auto fino al parcheggio adiacente l’entrata. A piedi comunque, per chi è più allenato di me, ci si mette 10 minuti.

Attenzione al periodo in cui ci andate: nei mesi freddi rimane chiusa mentre si può visitare da primavera fino al 1 novembre, consiglio sempre di dare prima un’occhiata al sito dove potrete anche acquistare i biglietti (validi sia per l’entrata che per il Museo).

La Rocca di Angera ha una lunga storia, dal 1200 in poi, inizialmente sotto la casata dei Visconti poi nel 1449 con i Borromeo. In questa data infatti il cardinale Federico Borromeo viene nominato marchese di Angera e la rocca diventa il simbolo di questa famiglia. Angera e Arona sono unite anche da queste nobili origini, la statua simbolo di Arona, il San Carlone o Colosso di San Carlo, rappresenta invece il cardinale e arcivescovo Carlo Borromeo, anch’egli personaggio di spicco della Chiesa ma nato ben cent’anni dopo!

La visita risulta piacevole fin dall’inizio: il Giardino Medievale è curato in ogni dettaglio e le diverse specie di piante sono suddivise in zone specifiche: Boschetto, Giardino delle Erbe piccole, Giardino dei Principi, Verziere. Ci sono diverse porte da cui accedere, la principale si trova nella corte. Seguendo il percorso di visita si entra nelle stanze dedicate al Museo permanente della Bambola e del Giocattolo, per gli amanti del genere è il più grande d’Europa. Per quanto non ami le bambole, che da piccola mi facevano pure paura, posso dirvi che andando con la mia famiglia mi sono pure divertita: è come vedere un film di Dario Argento, in compagnia si sdrammatizza con le battute mentre da sola evito ancora di guardare i film dell’orrore! Di certo sono bambole di valore che vanno dal 1700 fino ai giorni nostri, anche di altri Paesi; è quantomeno interessante vedere come cambiano col tempo le espressioni, i materiali usati, le mode che si susseguono…così nello stesso modo ci sono prototipi di giocattoli che abbiamo tuttora nelle nostre case o altri che sono veramente buffi e strani.

Le Sale Storiche, procedendo ai piani alti, lasciano senza fiato: la loro semplicità impreziosisce gli elementi architettonici ed i colori degli affreschi, quei pochi rimasti ancora distinguibili (di importanti artisti milanesi) fanno immaginare gli antichi sfarzi. Ogni sala ha una sua nota caratteristica, per mobilio, quadri o affreschi: la Sala di Giustizia e la sala delle Cerimonie sono le più importanti ed ho trovato molto graziosa la scala che porta alla Torre Castellana…e qui, appena arrivi in alto, le foto al panorama si sprecano, la vista in ogni direzione è spettacolare! Guardando la cinta muraria merlata da una parte e l’imponenza del lago dall’altra mi sono sentita trasportare in epoche lontane, di dame e cavalieri, quando bastava guardare fuori dalla finestra per ritrovare la serenità!

 

Informazioni e biglietti

A ridosso della Torre di Giovanni Visconti trovate una caffetteria/bookshop con un grazioso gazebo di vetro.

Per ulteriori informazioni i contatti sono i seguenti:

info@isoleborromee.it – tel.0323-933478

La rocca di Arona

rocca di aronaI simboli di Arona sono due: il Sancarlone, il colosso eretto in memoria di San Carlo Borromeo che vanta di essere stata la statua più alta del mondo dopo la Statua della Libertà e, appunto, la Rocca che fu il luogo in cui Carlo Borromeo nacque, nel 1538.

La Rocca di Arona ha origini antiche, fu una fortezza dei Longobardi nell’anno Mille e dopo essere stata un possedimento della famiglia Visconti  passò alla famiglia Borromeo fino al 1970 quando venne ceduta al Comune di Arona per diventare un parco pubblico.

Attualmente rimangono pochi resti che comunque ingentiliscono il parco da cui si gode di una vista stupenda sulla città e sulla piazza principale. Vi è un punto di ristoro adibito a cerimonie, sagre, castagnate ed eventi, per esempio quello di fine anno scolastico; vi è una zona-giochi per bambini: insomma è rimasto un luogo simbolo, un punto di incontro per tutti gli Aronesi e un punto strategico per i turisti che vogliano fotografare dall’alto non solo la città ma tutto il lago ed i paesi circostanti.

Dev’essere stata una fortezza simile alla Rocca di Angera, lo dimostra un plastico che ritroviamo all’Isola Bella (di fronte a Stresa): aveva ben cinque cinte murarie e si ergeva sull’imponente roccia di falesia che si può notare sulla strada del lungolago e pure dalla piazza centrale; ha resistito per secoli alle incursioni straniere finché Napoleone, nel 1800, dopo la battaglia di Marengo, non ordinò di distruggere tutte le fortificazioni occupate dagli Austriaci. Si può ancora distinguere il magazzino “la rocchetta” e la “scala segreta”.

Dal 2002 al 2011 non era visitabile perché è stato uno dei “Luoghi del cuore” del Fai ed è stato messo in sicurezza. Oggi è visitabile in determinati periodi e orari:

  • Da marzo ad aprile dalle h. 10,00 alle 19,00
  • Da maggio al 15 ottobre dalle h.10,00 alle h. 20,00
  • Dal 16 ottobre al 14 marzo dalle h. 10,30 alle h,17,00
  • Giorno di chiusura il lunedì

La via da percorrere in auto è facile da ricordare: via alla Rocca. Il parcheggio è abbastanza ampio, vicino all’entrata, dopo la ripida salita.

Sicuramente è un luogo in cui ritrovare la pace e ricaricare le pile,  soprattutto in questo periodo che non ci rimane altro che trovare conforto nella natura; circondato dal verde, è un posto ideale per  fare attività fisica, piccole passeggiate, portare i bimbi a correre un po’ o semplicemente rigenerarsi guardando l’azzurro del lago, il verde del prato e degli alberi e perché no…pure le caprette che, se siete fortunati, potete scorgere a brucare sulle rocce!

Cosa mangiare in Piemonte e nella zona del Lago Maggiore

In questa zona in cui le due sponde, lombarda e piemontese, sono divise solo dalle acque del lago o da un ponte (venendo in auto da Arona o dall’autostrada si passa prima da Sesto Calende); ne consegue quindi che vi sia una fusione anche dei cibi, talvolta con l’intento di unire la tradizione delle due regioni.

Se in Piemonte, nell’alessandrino, troviamo bagna cauda, bolliti col bagnet o agliata (salsina verde all’aglio e prezzemolo), fritto misto alla piemontese e agnolotti qui invece si cerca di trasformare gli agnolotti di stufato in ravioli col pesce di lago (pregiato il lavarello o coregone); le acciughe o lo stoccafisso lasciano il posto a pesce Persico,  trota e luccio;  i gnocchi che venivano conditi col Castelmagno qui incontrano il Gorgonzola (Arona è in provincia di Novara così come la patria di questo gustoso formaggio), se invece vi spingete più a nord, nelle valli ossolane, troverete funghi, selvaggina e i deliziosi gnocchi all’ossolana (che dovete assolutamente assaggiare se passate da Domodossola e montagne limitrofe, a un’ora da qui) fatti con farina di castagne e zucca, tome o tomini di montagna, il formaggio di capra, il miele.

Insomma di carne ce n’è in abbondanza: qui vicino a casa mia fanno la “sagra del Tapulon”, un piatto tipico a base di carne di asino, lardo, funghi e vino rosso che va versato in abbondanza su crostini o polenta (l’idea per la prossima ricetta!).

In generale il Piemonte è rinomato anche per i formaggi e per il vino. Anche in Lombardia, oltre al pesce di lago, vi sono specialità per quanto riguarda i formaggi di malga (formaggelle) o comunque i salumi (salame, salamini, lardo) nonché dolci lievitati o biscotti (gli amaretti li abbiamo entrambi ma di consistenze diverse a seconda della città di origine) spaziando verso la ricca zona del varesotto.

Vi sono tanti piatti con verdure tipiche: famoso il cardo gobbo di Nizza Monferrato, i topinambur, gli involtini di verza (qui pure con l’anatra), peperoni o peperoncini ripieni.

I risotti o la pasta al tartufo delle zone monferrine o soprattutto di Alba lasciano il posto al ragù di anatra, al cinghiale (in questo periodo ne trovi tanti anche nei boschi qui vicino), al cervo o capriolo, da accompagnare anche alla polenta; diffusi gli animali da cortile, soprattutto il coniglio (tonno di coniglio) e il fegato d’oca che si trova spessissimo così come il Vitel tonné che, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un piatto francese ma piemontese doc, assieme alla carne battuta a coltello (con uovo sopra o con scaglie di tartufo), questi ultimi li trovate veramente ovunque! Come dolci la pasticceria piemontese è rinomata mentre, oltre ai dolci famosi che hanno ormai sdoganato, come la panna cotta e il torrone al cioccolato, di tipico troviamo il bûnet o bonet (simile ad un budino ma con una lunga cottura a bagnomaria, con cioccolato e amaretti) oppure la torta di nocciole e la torronata (semifreddo con panna, nocciole e torrone).

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