Vi state chiedendo chi sia Gabriel? Ma è lo chef co-protagonista di Emily in Paris! Per il CookBook del mese di settembre l’Associazione Italiana Food-Blogger (Aifb) ha avuto la splendida idea di farci scegliere una ricetta tratta dalle serie Netflix. Io ne sono ghiotta (delle storie come delle ricette) e ho scelto Il “coq au vin” di Gabriel per mille motivi: amo questa serie e sto per seguire la quarta stagione e, come Emily, e prima di lei Camille, penso che sia impossibile non innamorarsi di un uomo così (e del suo “galletto al vino”!).
Il “coq au vin” di Gabriel
Guarda caso anche mio figlio si chiama Gabriele: ha molto apprezzato questo piatto, così come mio marito: ho voluto cucinarlo proprio per il suo compleanno e ha avuto gli effetti sperati: con quella salsina ai funghi champignon e il gusto intenso del vino rosso si crea subito un’atmosfera romantica parigina! Magari l’ho convinto a portarmi a Parigi.
Questa ricetta appare nei primi episodi quando Camille invita Emily nella villa di famiglia per farle conoscere il padre Gèrard, che ha assaggiato il pollo cucinato da Gabriel. Nessuno può resistere…
Di tradizione veniva utilizzato il pollo ruspante intero, però, oggigiorno, fatevi preparare le cosce tagliate.
Ricetta del “coq au vin” di Gabriel
La ricetta indica come quantità “per 6 portate”, però se utilizzate i fusi di pollo, più piccoli, cercate di riservarne due a persona.
Ingredienti:
- farina q.b. di tipo 0 (nel libro indica 37,5 g da dividere)
- Sale marino e pepe nero da macinare
- 2 cosce a testa di pollo, con osso e senza pelle
- 28 g di burro non salato, a temperatura ambiente, diviso
- 10 scalogni tritati grossolanamente
- 115 g di pancetta a fette spesse tagliata a pezzetti (potete usare i cubetti pronti)
- Una bottiglia da 750 ml di vino rosso secco (ho usato il Dolcetto)
- 255 g di funghi champignon, puliti e affettati (la vaschetta del super ne contiene pochi di più, metteteli tutti)
- 2 rametti di timo fresco
- 1 foglia di alloro
- Prezzemolo fresco tritato per guarnire
La mia modifica: ho aggiunto anche olio per il soffritto perché in Francia, in pratica, non esiste e usano solo burro. Potete provare solo con quest’ultimo, ma dovrete usare una pentola antiaderente per evitare che il pollo si bruci in certi punti o si attacchi. Il libro consiglia una pentola di ghisa, la mia più capiente è di coccio; l’importante è che possa essere trasferita in forno.
Procedimento
- Preriscaldate il forno a 163° C (più o meno!). Mettete 30 g di farina in una ciotola di medie dimensioni e conditela con sale e pepe. Rivestite le cosce di pollo su ciascun lato, scuotendole appena per rimuovere quella in eccesso.
- Nella pentola grande sciogliete 14 g di burro a fuoco medio (e un giro d’olio); ammorbidite il soffritto di scalogni tritati, poi aggiungete la pancetta. Continuate a cuocere finché gli scalogni non saranno caramellati e la pancetta croccante. Trasferite pancetta e scalogni su un piatto a parte.
- Lavorando a piccoli gruppi, visto che tutte le cosce non ci stanno in contemporanea, rigirate i fusi dopo 5-8 minuti per dorarli da entrambi i lati, e via così fino a terminare le cosce che appoggerete su un altro piatto a parte.
- Rimettete in pentola soffritto e pancetta. Versate il vino rosso e deglassate: mischiando con un cucchiaio di legno raschiate il fondo.
- Ricollocate i pezzi di pollo, mettendo anche i funghi tagliati, il timo e l’alloro.
- Portare ad ebollizione e cuocere per 10 minuti.
- Traferite in forno la pentola col coperchio (se non lo avete usate l’alluminio, bucandolo con la forchetta in più punti).
- Lasciate cuocere per 1 ora. Il pollo diventerà tenerissimo.
- A questo punto il libro suggerisce di rispostare il pollo per fare la cremina: io ho usato un mestolo di vino per sciogliere altri 14 g di burro (una noce) assieme a poca farina in un pentolino a parte.
- Per insaporirlo con la cremina di burro che servirà a glassarlo, mescolate la crema al pollo, rigiratelo e cuocete altri 15 minuti.
- Impiattate, avendo cura di ricoprire le cosce con la crema al burro e con i funghi. Guarnite con prezzemolo fresco.
Emily in Paris, la serie di Netflix
Questa serie ha avuto un enorme successo perché è una storia variegata in cui c’è un po’ di tutto: romanticismo, passione, divertimento e ironia.
Emily è una ragazza americana indipendente, affascinata dalla vita parigina in cui, a quanto sembra, tutte le donne riescono a realizzarsi. Trova lavoro in un’agenzia di moda e ne inventa di tutti i colori, nel senso che ha una fantasia pazzesca: con i suoi colpi di genio riesce spesso a sistemare eventi e a superare ostacoli professionali. In amore è più pasticciona, anche perché Gabriel all’inizio è già occupato con la bella e ricca Camille; questo sentimento forte e ricambiato, non senza sensi di colpa, rischierà di intaccare la loro amicizia…però non temete, il destino offrirà soluzioni a tutti.
Gabriel, per la sua bravura in cucina, “rischia” quasi di trasformare il suo piccolo e grazioso bistrot in un ristorante con stelle Michelin, se non fosse che c’è un intoppo che non voglio rivelarvi. In ogni caso, la passione per la buona cucina e il divertimento che prova a creare i suoi piatti farà passare in secondo piano la ricerca di notorietà. Alla fine, sia in amore che nel lavoro, vincerà la sincerità contro l’illusione delle apparenze che non fa altro che portare ostilità tra amici e colleghi. Un insegnamento di vita.
La sua capa, Sylvie, il gruppo di lavoro (Luc e Julien), l’amica Mindy che fa la cantante: anche loro ne combinano tante e gli episodi scorrono che è una meraviglia! Sono personaggi ben caratterizzati, anche quelli secondari, non solo la protagonista Emily. Lei si distingue, comunque, per il suo gusto originale e fine nel vestire, e per il comportamento bizzarro. Un altro pregio di questa serie è che molte frasi sono pronunciate in Francese (sottotitolate) per cui ci si sente proiettati a Parigi, molto utile per ripassare la lingua!
Parigi è una città che adoro, ci sono stata da ragazza in gita; trovo che sia magica ed è bello “rivederla”: come nel film si respira un’aria di libertà a percorrere le sue vie e i suoi “boulevards”, mentre il profumo di baguette e di ricette ricercate ti rincorre dai bistrot. C’è una Emily in ciascuna di noi.